Chi Siamo

Ci occupiamo di educazione ambientale, ricerca, creazione di itinerari ambientali, promozione del territorio e organizzazione di escursioni.
Le nostre iniziative e progetti sono rivolte alle scuole, enti pubblici, privati e turisti.
Gestiamo il CEAS Santa Lucia Siniscola.
Puoi contattarci alla seguente email: lea.hydromantes@tiscali.it

giovedì 23 dicembre 2010

EDUCAZIONE AMBIENTALE

L'EDUCAZIONE AMBIENTALE

L’educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile è una strategia e uno strumento pensato e messo in atto per facilitare il cambiamento attraverso la conoscenza, la consapevolezza, la capacità di azione responsabile e il coinvolgimento attivo delle giovani generazioni e della cittadinanza adulta.

Uno strumento quanto mai prezioso proprio ora che il cambiamento degli stili di vita diviene una necessità se vogliamo garantire un futuro al nostro pianeta e alle generazioni future. La Pubblica Amministrazione ha l’importante ruolo di promuovere questo strumento culturale trasversale alle discipline, alle strutture e organizzazioni che coinvolge i cittadini nella valorizzazione dei beni comuni.

Il Sistema Nazionale Infea - Informazione Educazione Ambientale
Il Sistema Nazionale Infea è l’organizzazione che ha il compito di difondere l’educazione ambientale quale strumento di cambiamento della società, favorendo l’integrazione delle politiche, in un ottica di sostenibilità. Per raggiungere tale obiettivo, si è attivata, su scala regionale, una rete di strutture per la promozione dell’educazione ambientale nel territorio. A livello regionale, il sistema infea è costituito da una rete di organizzazioni che operano in collaborazione con varie amministrazioni, enti, organismi, associazioni.

Centro regionale di coordinamento
Coordina i soggetti coinvolti nel progetto e ha sede presso il Servizio Sostenibilità Ambientale e valutazione Impatti dell’assessorato della difesa dell’ambiente. In particolare svolge funzioni di indirizzo, promozione, accreditamento e monitoraggio a favore della molteplicità di soggetti e progetti operanti nel campo dell’educazione alla sostenibilità. Il centro è supportato da un gruppo tecnico ed è presieduto dal direttore del servizio sostenibilità ambientale e valutazione impatti.

Nodi provinciali
Attivati presso le 8 province della regione, svolgono la funzione di riferimento, di animazione e di raccordo sul piano organizzativo e propositivo nei confronti della comunità locale. Il loro ruolo è quello di garantire da un lato il coordinamento della Rete Provinciale, in armonia con le attività condivise dal gruppo tecnico Infea di cui fanno parte, e, dall’altro, assicurare il massimo coinvolgimento di tutti gli attori operanti sul territorio provinciale in ambito Infea.

Centri di educazione ambientale
Sono strutture territoriali, di natura pubblica o privata, che svolgono attività di educazione allo sviluppo sostenibile. Sono centri di informazione, documentazione, animazione territoriale e attivazione di risorse, iniziative, progetti e programmi per la sostenibilità, localizzati presso centri urbani e in contesti rurali. Sono rivolti ad una pluralità di soggetti: scuola, comunità locali, liberi professionisti, amministratori pubblici, associazioni di categoria, imprese, università, Enti pubblici e privati ecc..
Nella provincia di Nuoro sono presenti i CEAS Santa Lucia-Siniscola, CEAS Cala Gonone, CEAS Fonni, CEAS Lula e CEAS Bitti.

Progetto Siquas
E' un sistema finalizzato alla definizione degli indicatori di qualità per i centri di educazione ambientale. Nasce dall'esigenza di garantire adeguati standard qualitativi nella realizzazione tecnica e operativa del sistema attraverso un percorso partecipato.

I prodotti del progetto
- un Sistema di indicatori di qualità ovvero un quadro complessivo ordinato per aree, indicatori, indizi e elementi di documentazione riferito alle funzioni dei centri di educazioni ambientale;
- procedure e materiali (dossier, portafolio, report di visita) finalizzate all’accreditamento e alla certificazione dei centri del sistema regionale;
- un quadro di riferimento che esprima una vision condivisa dell’educazione ambientale e alla sostenibilità a livello regionale;
- la sperimentazione del percorso (comprendente i relativi materiali e format) attraverso visite ai centri finalizzata al confronto e alla verifica sperimentale del sistema di indicatori e indizi prodotto.

Nella Provincia di Nuoro ad oggi risultano accreditati i CEAS Santa Lucia Siniscola e il CEAS Cala Gonone.

mercoledì 22 dicembre 2010

GEOTRITONE DEL MONTE ALBO - Speleomantes flavus (Stefani, 1969). (exHydromantes flavus)


Speleomantes flavus (Stefani, 1969).
(ex Hydromantes flavus)

Geotritone del Monte Albo.

Classe Amphibia
Ordine Urodela
Famiglia Plethodontidae
Genere Speleomantes
Specie Speleomantes flavus


Distribuzione.
E’ una specie strettamente endemica.
Presenta un arale di distribuzione estremamente ridotto: è esclusivo della catena del Monte Albo e delle sue propaggini settentrionali.

Habitat.
Durante la stagione piovosa e fresca vive all’esterno delle grotte ed è reperibile sotto le rocce; durante la stagione secca e calda si rifugia nelle grotte calcaree che hanno un alto grado di umidità nell’aria (superiore al 90%).
Di abitudini esclusivamente terrestri e lucifughe, è legato alle formazioni calcaree solo perché in queste si ritrovano, in virtù dei fenomeni carsici, frequenti grotte nelle quali si ricovera quando le condizioni ambientali diventano per lui insostenibili.
E’ considerata una specie troglofila.

Alimentazione.
Si nutre di invertebrati di piccole e medie dimensioni, soprattutto artropodi dall’esoscheletro molle, quali ditteri.

Riproduzione.
Nel periodo degli amori (inverno e primavera) il maschio compie un complicato cerimoniale di
corteggiamento, al termine del quale depone sul terreno le spermatofore che entrano in contatto con la cloaca della femmina durante la prosecuzione della parata nuziale. La fecondazione è dunque interna anche se non esiste accoppiamento.
La specie non necessita di acqua per la riproduzione: le uova, da 6 a 14, inglobate in una sostanza gelatinosa e prossime a schiudersi, vengono deposte singolarmente e sciolte nelle sabbie umide delle grotte, ma anche all’esterno di esse. Le uova hanno uno sviluppo diretto, senza metamorfosi; da queste nasceranno poi delle larve in avanzato stadio di sviluppo.
Si riproduce in genere 2 volte l’anno, tra marzo-aprile e novembre-dicembre.

Minacce.
La specie è minacciata dal disturbo antropico e dal prelievo a scopo collezionistico.

Conservazione e protezione.
Essendo una specie strettamente endemica è da considerare di interesse conservazionistico prioritario a livello nazionale ed internazionale. Per tale motivo, e per il fatto che molte delle cavità naturali abitate da questa specie sono generalmente visitate da biospeleologi e collezionisti, si rendono necessari al più presto degli interventi di tutela, primo fra tutti la regolamentazione dell’accesso in grotta al fine di impedire la cattura di esemplari per scopi commerciali o amatoriali.

Categoria Red List IUCN:VU D2.

Fonti di riferimento per la tutela e conservazione.
-Convenzione di Berna, All.III.
-L.R.23/98.

lunedì 6 dicembre 2010

FESTA DELLA BIODIVERSITA'


Nell’ambito del progetto “La biodiversità come opportunità economica sostenibile” il Comune di Siniscola Assessorato all’Ambiente e il CEAS di Santa Lucia organizzano la manifestazione “La Festa della Biodiversità”.
Il programma dell’iniziativa è il seguente:
 


FESTA DELLA BIODIVERSITA’
11 DICEMBRE 2010
PIAZZA DEL MERCATO - SINISCOLA




18.00 Seminario “Agricoltura sostenibile, valorizzazione degli elementi della biodiversità e multifunzionalità delle aziende agricole”. A cura di LAORE. Aula consiliare del Comune di Siniscola. All’incontro sono invitati a partecipare tutti i cittadini e in particolare gli appartenenti al mondo agropastorale e delle strutture ricettive, infatti le tematiche trattate li riguardano direttamente.

18.00         Spettacolo di Strada - Salvatore Mereu;

19.00         Degustazione di prodotti tipici - Leva ’65 Delle Grazie.
                  Melodie Natalizie

18 - 20.30 Esposizione dei produttori Siniscolesi e dei Paesi dei CEAS (Fonni, Lula, Dorgali, Bitti) partner del progetto.
                        Esposizione di artigiani locali.

21.00       Concerto NO COMMENT

Inoltre la mattina dell’11 gli studenti delle scuole elementari sono stati invitati allo spettacolo teatrale della compagnia BOCCHETEATRO, che si terrà nel Salone Papa Giovanni. La rappresentazione dal titolo “SORICHITTA” è uno spettacolo che nasce per sensibilizzare i bambini al consumo dei prodotti tipici della nostra terra: sos culurjones, sos malloreddos, sos macarones de busa, su casu berbechinu , il miele e l’olio sardi ecc. , contro un sempre più crescente abuso di merendine, patatine e quant’ altro di industriale e poco sano che impera nei nostri supermercati e centri commerciali. La storia dei sapori, dei profumi, dei colori degli alimenti sardi passa attraverso i personaggi della storia: la protagonista, una topolina massaia dal nome di Sorichitta interpretata dall’attrice Monica Corimbi, e dai suoi amici: il corvo Piticò, Zoseppeddu il porcospino e il gatto ladrone Fantagatto, insieme alle bellissime musiche originali di Stefano Ferrari.  Lo spettacolo non manca di dare ai bambini messaggi di solidarietà e regole comportamentali generali.

La manifestazione è inserita all’interno di un progetto articolato e condiviso che vede coinvolgere i partners individuati: Provincia di Nuoro, Comune di Posada, i CEAS della rete INFEA della Provincia di Nuoro, il mondo della scuola e gli operatori del settore agricolo, per l’affermazione della qualità delle produzioni tipiche locali elevando a valore il concetto di Biodiversità Alimentare ed incentivando questo tipo di consumi.
Fra le altre azioni, nell’ITCG “Luigi Oggiano” il CEAS sta portando avanti un progetto per la creazione della “Guida al territorio di Siniscola” in cui sì da particolare risalto alle biodiversità del territorio, ma vuole essere uno strumento per la promozione del territorio con particolare riguardo all’eco-turismo.

giovedì 2 dicembre 2010

FESTA DELLA BIODIVERSITA'


Comune di Siniscola, Assessorato all'Ambiente

con il

Centro di Educazione Ambientale Santa Lucia di Siniscola

organizza



FESTA DELLA BIODIVERSITA’
11 DICEMBRE 2010
PIAZZA DEL MERCATO - SINISCOLA



Programma:

18.00 Seminario “Agricoltura sostenibile, valorizzazione degli elementi della biodiversità e multifunzionalità delle aziende agricole”. A cura di LAORE. Aula consiliare del Comune di Siniscola.

18.00 Spettacolo di Strada - Salvatore Mereu;

19.00 Degustazione di prodotti tipici - Leva ’65 Delle Grazie.
Melodie Natalizie

18 - 20.30 Esposizione dei produttori Siniscolesi e dei Paesi dei CEAS partner del progetto.
Esposizione di artigiani locali.

21.00 Concerto NO COMMENT

domenica 31 ottobre 2010

TREKKING SUL MONTE ALBO DI LULA.


Come arrivarci: Dall'abitato di Lula  si raggiunge la chiesa campestre del Miracolo, alla fine della strada asfaltata si parcheggia la macchina e si inizia il sentiero ben tracciato che ci porta fino a Sa Janna 'e Nurai.
Monta Albo Lula. Nurai Altudè cuili ott. 2010 004Sa Janna 'e Nurai


ITINERARIO: Dal parcheggio ci si avvia lungo una mulattiera in salita che si dirige a E verso la evidente sella di Janna 'e Nurai. Il percorso è in forte pendenza, immerso nella fitta vegetazione, e con un dislivello in salita di circa 200 metri ci porta ad una piccola sella. Il paesaggio si apre, siamo in una grande radura e la vista spazia sull'abitato di Lula e su una vasta porzione di territorio circostante. In direzioni opposte ci sono le due cime gemelle che sovrastano l'abitato di Lula: Punta Catirina e Punta Turuddò, entrambe alte 1127 metri slm. Qualche metro oltre la recinzione, sulla destra, parte un sentierino che si dirige verso delle evidenti pareti: dopo circa 150 metri si scende costeggiando queste pareti fino ad arrivare all'enorme imboccatura della Tumba de Nurai, voragine carsica che sprofonda nel terreno per oltre 100 metri. La tradizione, smentita dalle esplorazioni, racconta che in questo pozzo venissero precipitati, fra risa feroci, i vecchi del paese che avessero perso l'efficienza fisica e psichica.




      Ritornati alla selletta si riprende la direzione originale verso E, arrivando subito a Janna 'e Nurai. La mulattiera ritorna nel bosco, a Sas Patatas, e dopo circa 200 metri arriva ad un bivio segnalato con caratteristici cartelli in legno: a destra si va verso Chilivros e Punta Mandra Brujata: svoltiamo a sinistra, in discesa, fino a immetterci in una valle che prosegue, con forte pendenza e un paio di tornanti, in direzione E.
     In corrispondenza di un segnale di legno e di evidenti segnali di vernice, a sinistra si stacca una pista che porta, dopo duecento metri di forte salita, all'imboccatura della grotta di Sos Omines Agrestes, posta ai piedi di una parete di roccia.

     La grotta è un grande cavernone a sezione triangolare, sulla parete in fondo, dopo aver arrampicato con precauzione per 5/6 metri, si accede ad un cunicolo di circa 40 metri, riccamente concrezionato con stalattiti e formazioni colonnari.
     Una volta ridiscesi si prosegue sulla mulattiera, e dopo circa 1 chilometro di saliscendi, superato un bivio a sinistra che porta nei pressi di Punta Catirina, un segnale ci avverte di svoltare a sinistra per l'insediamento pastorale di Sa Costera.

Monta Albo Lula. Nurai Altudè cuili ott. 2010 096La caratteristica importante di questo posto, in un'areale assolutamente privo di acque superficiali, è una bellissima cisterna, scavata nella roccia e munita di copertura, che raccoglie l'acqua di qualche piccola vena e la conserva fresca e pulita. Una finestrella di legno si apre sulla cisterna, e un secchio legato ad una corda permette di attingere l'acqua. Là davanti si trova un abbeveratoio per il bestiame, e poco distante la capanna del pastore.
     Tornati sulla mulattiera, che diventa sempre più larga e comoda, si continua verso NE per un paio di chilometri, immersi in una lussureggiante lecceta. Di li' a poco, da destra, si innesta un ampio sterrato proveniente dalle zone di Monte Pizzinnu e Janna Petrosa, alle pendici del versante E del massiccio, lungo la SS 131 bis Nuoro Siniscola. Siamo ad Altudè, un grande altopiano ricoperto dalla lecceta e interessato da recenti interventi di riforestazione. La mulattiera si è trasformata in un comodo e ampio sterrato, che si percorre sempre in piano fino ad un incrocio con un'altra rotabile che si dirige a sinistra, a poca distanza dalla strada che arriva da Monte Pizzinnu. Un centinaio di metri dopo questo bivio ne segue un altro, sempre a sinistra, con una pista meno evidente.
     Si imbocca questa deviazione a sinistra e dopo meno di un chilometro arriviamo al "pinnettu" Juanne Moro, una capanna di singolare bellezza e in ottimo stato di conservazione, compresa la copertura di frasche in perfetta efficienza.
     Dopo una sosta ristoratrice si riprende la marcia: dietro il "pinnettu" una mulattiera in salita, nuovamente stretta e sconnessa, talvolta invasa da abbondante vegetazione, comincia a risalire verso i costoni calcarei di Sas Puntas. Un tornante dopo l'altro si guadagna quota verso le creste che guardano a NO, nuovamente verso Lula. Si sale per 300 metri di quota e, uscendo dal bosco fitto, ci si può voltare indietro e ammirare la vista verso i Piani di Altudè e, in lontananza, verso Monte Senes e la Baronia.
     Passo dopo passo si arriva ad un pianoro sotto le creste: ancora più su, davanti a noi, una spianata addossata alle pareti che danno verso la vallata e verso Lula. Si comincia a intravvedere, a Sae Mussinu, la cima del "pinnettu" proprio sul bordo della ripidissima discesa verso il fondovalle.
     Raggiunta la capanna, sull'altopiano ormai brullo e degradato, ci troviamo di fronte un enorme fenditura nella parete calcarea, che da nel vuoto, e istintivamente ci si aspetta che sia la porta verso la vallata sottostante; ma basta una occhiata per rendersi conto dell'assoluta verticalità del paesaggio, che non consente nessuna discesa. Bisogna spostarsi verso sinistra di qualche decina di metri, vicino al rudere di un vecchio ovile, per trovare il varco che si tuffa in una spettacolare discesa attraverso una delle scale più aeree e vertiginose delle nostre montagne. Sembra impossibile, davanti ad un paesaggio cosi' verticale, che si sia potuto ricavare un passaggio fino alla vallata.


     La discesa, di 300 metri di dislivello, avviene serpeggiando con strettissimi tornantini, in uno scenario mozzafiato. Dopo poco il carsismo nudo cede il passo alla macchia mediterranea, e il pendio si addolcisce un po' restando tuttavia molto scosceso. In meno di un'ora si scende fino alla strada asfaltata Lula - Sant'Anna.

mercoledì 29 settembre 2010

Grotta Sa Prejone e S'Orcu

GROTTA SA PREJONE 'E S'ORCU - SINISCOLA (NU)

Fra le numerose grotte presenti sul Monte Albo ve ne sono alcune utilizzate anche in epoca nuragica.

Tra i luoghi di sepoltura e di culto quello di maggior interesse dal punto di vista architettonico è la grotta di Sa Prejone e' S'Orcu, situata ai piedi del Monte Albo presso il canalone di Riu Siccu.
Vi si giunge dove aver percorso un sentiero tracciato dal Comune di Siniscola. L'ingresso originario è stato coperto parzilmente dai nuragici che hanno realizzato una ripida scalinata per giungere all'imboccatura. In passato l'ingresso non era molto agevole infatti bisognava superare un salto di circa 8 metri. Intorno agli anni novanta sempre il Comune di Siniscola ha realizzato una scalinata in acciaio che permette di scendere facilmente anche ai meno esperti.
E' sicuramente una di quelle grotte che va visitata sia agli appassionati di speleologia che archeologia.

 

martedì 28 settembre 2010

IL MONTE ALBO - SINISCOLA

MONTE ALBO


Il massiccio calcareo del Monte Albo si trova nella costa nord orientale della Sardegna. Dal punto di vista amministrativo ricade nei comuni di Siniscola, Lula, Lodè, Irgoli e Loculi. Si estende per circa 8.832 ettari lungo la direttrice NE-SO; è caratterizzato a nord da una linea di cresta lunga oltre 13 km, che discende raramente al di sotto dei 1000 metri, le cime più alte sono Punta Catirina e Punta Turuddò (entrambe 1127 metri); a nord-est si trova Punta Cupetti (1029 metri) che domina la cittadina di Siniscola. Il paesaggio è caratterizzato dai tipici fenomeni carsici, con un erosione superficiale che origina falesie, forre, burroni e strapiombi. Caratteristici anche i campi carsici, alcune doline, grotte di vario sviluppo e voragini che contribuiscono a rendere molto suggestivo il paesaggio. Particolarmente interessante la risorgente carsica di Sa Conca 'e Locoli, meta di esplorazioni speleo subacquee. Da segnalare anche la grotta di Sa Prejone e S'Orcu utilizzata come pozzo sacro in epoca nuragica.
Tutta la montagna è circondata da una rete viaria che ne delimita la superficie. Da Siniscola la provinciale n. 3 per Lodè, dopo 12 km porta in località Sant'Anna, a quota 850 metri; da qui si prosegue lungo la strada che porta a Lula e da cui si accede a diversi sentieri che portano sulla cima della montagna.
Il Monte Albo è considerato un biotopo di rilevante interesse botanico e faunistico, motivo per cui è stato individuato come Sito di Interesse Comunitario (SIC).
Affianco a lembi di foreste primarie di lecci, si trovano numerosi endemismi. Il leccio (Quercus ilex L.) è la specie forestale più importante, fino ad un recente passato le leccete ricoprivano buona parte delle superfici. Attualmente testimonianze di un certo rilievo delle antiche formazioni forestali si trovano a Ususule. Inoltre sono frequenti il corbezzolo, l'erica ed il ginepro, per lo più in forma arborea e nelle zone elevate l'acero minore. Per quanto riguarda la fauna fra le varie specie, troviamo: mufloni, martore, volpi, conghiali, ricci, toporagno, topo quercino, la donnola, lepri e conigli. Le specie nidificanti sono numerose e tra queste l'aquila reale, l'astore e il gracchio corallino. Fra gli anfibi il Geotritone del Monte Albo endemismo esclusivo di questo massiccio calcareo.



Manuela Mulargia



lunedì 27 settembre 2010

Punta Cupetti - Monte Albo

Un itineraio nel territorio di Siniscola - Provincia di Nuoro

PUNTA CUPETTI - MONTE ALBO


Attraverso il sentiero ben tracciato detto S'Iscala de su Tassu, si giunge ai campi carsici di Punta Cupetti (1029 metri s.l.m.). Dalla cima si può osservare l'isola di Tavolara, il lago artificiale del fiume Posada, Monte Nurres, Posada, il mare di La Caletta e Santa Lucia e naturalmente la cittadina di Siniscola. Sul pianoro è possibile ammirare gli antichi ovili e Su Pinnatu l'antica dimora dei pastori sardi.
Sui campi carsici ai piedi della cima, un tempo venivano coltivati grano e orzo, oggi esistono soltanto garighe a Santolina corsica endemismo sardo-corso, caratterizzato da dei bassi pulvini che fioriscono a maggio-giugno colorando di giallo la piana.
Sulle pareti calcaree si possono notare varie piante endemiche rupicole, tra cui: Hesperis laciniata All., Alyssum tavolarae Briq., Laserpitium gallicum L., Lactuca longidentata Moris, Brassica insularis Moris, Ptychotis sardoa ed inoltre, molto rara in Sardegna, Saxifraga lingulata subsp. australis. Nel versante orientale si rinvengono esemplari di totevoli dimensioni di Tasso (Taxus baccata L.), che vive preferibilmente in ambienti ombrosi e freschi.
Fra le varie specie animali troviamo: corvi imperiali con il becco e il piumaggio nero; l'aquila reale e il gracchio corallino; che nidifica sul Monte Albo e in particolare a Punta Cupetti; è una specie piuttosto socievole; con una colorazione del piumaggio nera con evidenti riflessi blu, le zampe e il becco sono rosse.
Dopo aver attraversato S'Ena 'e Cupetti il sentiero discende verso la località denominata S'Adde da cui ha origine un rivolo che sprofonda rapidamente nel sottosuolo, da qui il nome di Riu Siccu (rio secco) che assume nel profondo canalone che separa Punta Cupetti dalla restante parte del Monte Albo. Il canalone attraversato dal rio è una delle zone più ricca di acero minore (Acer monspessulanum L.) e orniello (Fraxinus ornus).


Punta Cupetti 15 giugno 2009 022Il sentiero per Punta Cupetti












Punta Cupetti 15 giugno 2009 072Sa enas













Manuela Mulargia

mercoledì 22 settembre 2010

Raduno regionale degli speleologi -2010

MONTARVU 2010
24-25-26 SETTEMBRE SINISCOLA


per il programma dell'evento visita il sito:


http://raduno.federazionespeleologicasarda.it/

venerdì 17 settembre 2010

19 SETTEMRE 2010. VISITE IN GROTTA

SINISCOLA - DOMENICA 19 SETTEMRE 2010
DALLE ORE 10:00
VISITA ALLA GROTTA DI GANE' E GORTOE


In vista del raduno regionale speleologico "MONTARVU 2010 - Sottosopra" si organizza per domenica 19 settembre la visita guidata nella grotta di Gane' e gortoe.

Le visite inizieranno a partire dale ore 10:00 del mattino e sono aperte a chiunque voglia conoscere questa importante cavità presente nel territorio siniscolese.

Le visite sono gratuite e saranno guidate da esperti speleologi.


SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE!

giovedì 26 agosto 2010

venerdì 9 luglio 2010

Visite guidate alla grotta di gana 'e gortoe




OGNI MERCOLEDI O ALTRI GIORNI SU PRENOTAZIONE SI ORGANIZZANO LE VISITE GUIDATE NELLA GROTTA DI GANA 'E GORTOE.


PER INFO
lea.hydromantes@tiscali.it

lunedì 7 giugno 2010

POSIDONIA OCEANICA


La Posidonia oceanica è una fanerogama marina, quindi una pianta superiore, non un’alga, presente esclusivamente lungo le coste del Mediterraneo. Si riproduce sessualmente mediante la fecondazione di fiori e la formazione di frutti e semi. Il fusto modificato prende il nome di rizoma e da questo si formano le radici che penetrano nel substrato, avendo tanto la funzione di ancoraggio quanto di assorbimento di sostanze nutritive. Il rizoma ha una possibilità di crescita sia in senso orizzontale che in senso verticale, così che la pianta può adattarsi a diverse condizioni ambientali. Le due modalità di crescita permettono alla pianta di colonizzare aree nuove (crescita orizzontale) e consolidarsi in aree dove è presente in abbondanza (crescita verticale). Quest’ultima modalità di crescita determina un innalzamento del fondo marino dando origine ad una tipica formazione a ‘terrazzo’ chiamata con il termine francese “matte”. La “matte” è quindi formata da un intreccio costituito da più strati di vecchi rizomi e radici e da sedimento intrappolato tra questi e fortemente compattato. La parte più alta di questa stratificazione è ricoperta dai fasci viventi della fanerogama. In seguito ad un peggioramento delle condizioni ambientali, che possono far degenerare e morire le piante, la “matte” persiste con l’intreccio dei soli rizomi e radici morte (“matte” morta). L’apice vegetativo da cui originano le foglie organizzate in ciuffi è situato nella parte superiore del rizoma. Ogni ciuffo è composto da 6-7 foglie nastriformi, larghe mediamente 1 cm e lunghe anche 1 m.
La Posidonia oceanica colonizza ampie aree dei fondali mediterranei formando delle vere e proprie praterie sommerse. Le caratteristiche delle praterie sono in relazione, tra le altre cose, con la conformazione del litorale e del fondale, con la trasparenza, e più in generale con la qualità delle acque. Il “margine superiore” delle praterie, il limite minimo di profondità dove è possibile trovare le piante, è situato a profondità estremamente variabili secondo la zona e può giungere a pochissimi metri di profondità mentre il “margine inferiore”, la massima profondità cioè raggiunta dalla prateria, può spingersi fino a 40 m in acque particolarmente limpide.

sos littos sas tumbas 2008 028
Le praterie di Posidonia costituiscono una delle componenti fondamentali dell’equilibrio e della ricchezza dell’ambiente litorale costiero. L’elevato rendimento dell’apparato fotosintetico di questa pianta e le ampie superfici ricoperte dalle praterie fanno si che questa fanerogama contribuisca in maniera notevole all’ossigenazione delle acque.
Le praterie di Posidonia oceanica, con la formazione di una biomassa vegetale media annuale pari a circa 38 tonnellate di peso secco per ettaro, vengono considerate come le più forti concentratici di materia vivente del Mediterraneo. Una parte della produzione della prateria, stimata attorno al 30%, viene esportata verso altri fondi, soprattutto sotto forma di foglie morte. Queste ultime, trasportate dalle onde e dalle correnti, vanno ad alimentare una rete trofica la cui base è costituita da batteri, funghi e protozoi e il vertice da predatori di livello trofico superiore tra cui i pesci.
Le oltre 400 specie diverse di alghe e il migliaio di specie animali che popolano le praterie fanno sì che la diversità ecologica di questo ambiente sia elevatissima. Qui, inoltre, trovano rifugio stadi giovanili di numerose specie di invertebrati e pesci.
La diminuzione della produzione di foglie all’interno di una prateria, causata da uno stato di sofferenza della Posidonia, è in grado di causare ripercussioni sull’intero sistema costiero: impoverimento quantitativo all’interno delle catene alimentari e alterazioni fisiche di alcuni substrati sedimentari che inducono delle modificazioni qualitative dei popolamenti.
Le praterie inoltre possono rappresentare un fattore di stabilità dei fondi mobili e delle rive. Le onde e le correnti ortogonali vengono ammortizzate dall’azione frenante delle “matte” e delle foglie, spesse e alte, e il sedimento in transito viene trattenuto in parte dalle foglie e dal sistema dei rizomi.
L’efficacia della protezione offerta al litorale dalle praterie di Posidonia è dimostrata dalle conseguenze a catena che possono venire innescate dalla loro scomparsa: instabilità ed escavamento dei fondi, erosione
delle spiagge, insabbiamento dei porti, ecc.
Per la particolare sensibilità di questa biocenosi alle alterazioni delle caratteristiche ambientali e per il fatto che rappresenta il popolamento vegetale più esteso e comune del piano infralitorale mediterraneo, dove l’impatto delle fonti inquinanti è più intenso, le praterie di Posidonia vengono normalmente utilizzate quale indicatore biologico.

giovedì 3 giugno 2010

L'evoluzione geologica del Monte Albo

L'evoluzione geologica del Monte Albo

La catena del Monte Albo come oggi la conosciamo è il risultato di diversi e inarrestabili processi geologici succedutisi dall'alba dei tempi. Per capire l'evoluzione è necessario focalizzare l'attenzione sui rilievi che lo incorniciano sia a nord-ovest che a sud-est, costituiti da terreni più antichi di origine metamorfica, per lo più di natura scistosa, prodotti da possenti movimenti orogenetici. Sono i testimoni degli originari strati sedimentari che vennero sconvolti, 350 milioni di anni fa, dall'orogenesi ercinica, alla quale si deve l'innalzamento di altissime catene montuose, seguito dall'intrusione delle masse granitiche. Si venne così a formare l'ossatura del micro continente sardo-corso. Terminata l'orogenesi ercinica, seguì la lunga fase del Permiano, durata circa 45 milioni di anni, durante la quale le grandi montagne vennero profondamente incise dall'azione impetuosa e continua dei corsi d'acqua, trasportando a valle smisurate quantità di sedimenti. L'intensa attività erosiva produsse lo smantellamento delle catene montuose, riducendo il micro continente sardo-corso a una dorsale centrale, circondata da vaste superfici spianate.
E' in questo scenario che iniziò il lungo e lento processo di ingressione marina che diede origine alla sedimentazione dei calcari del Monte Albo nel corso dell'età Mesozoica. Allo stesso modo si formarono diversi altri rilievi sardi, come il monte Tuttavista, l'isola di Tavolara, il vasto Supramonte, i calcari della nurra e quelli di Porto Pino. Queste rocce iniziarono a depositarsi circa 180 milioni di anni fa in ambienti simili alle attuali barriere coralline dei mari caldi.
Durante il Giurassico si verificarono tre cicli sedimentari accompagnati da notevoli variazioni del livello marino, con fenomeni alternati di trasgressione e regressione che, di volta in volta, modificavano gli ambienti di deposizione. Il mare inziò la sua avanzata con acque poco profonde, instaurando un sistema costiero caratterizzato da lagune: in questo contesto si formarono le rocce dolomitiche di colore grigio, che attualmente costituiscono la base del versante occidentale del Monte Albo. Col passare di milioni di anni, il livello marino andò gradualmente aumentando, fino a creare l'ambiente favorevole alla vita degli organismi costruttori delle barriere oralline, dando così origine ai calcari compatti chiari. Successivamente l'azione del moto ondoso portò alla progressiva disgregazione delle strutture delle scogliere e alla conseguente formazione dei calcari bioclastici compatti disposti a bancate. Al termine del Mesozoico la successione degli strati sedimentari di natura calcarea reggiungeva ormai i 1000 m.
L'orogenesi che caratterizza l'era Cenozoica scatenò una serie di imponenti fenomeni tettonici, provocando il distacco del blocco sardo-corso dal contesto europeo e la sua deriva nel Mediterraneo fino a raggiungere l'attuale collocazione. Possenti spinte telluriche determinarono lo sbandamento del massiccio del Monte Albo fino alla collisione con il basamento granitico sollevato di monte Senes, provocando inoltre la sovrapposizione delle dolomie basali del Giurassico sui calcari stratigraficamente più alti. Gli effetti di questi movimenti sono ancora evidenti nelle strutture geologiche e nell'intensa fratturazione delle rocce.
Con un processo inarrestabile che continua fino ai giorni nostri, nel corso degli ultimi milioni di anni l'erosione delle rocce calcaree, operata dagli agenti esogeni come la pioggia e il vento, ha contribuito a determinare l'attuale configurazione del paesaggio.

le creste Monte Albo 2007 002

mercoledì 19 maggio 2010

Conferenza "Le potenzialità degli acquiferi carsici. Ricerca edesplorazioni al servizio del territorio"


Le Provincie di Nuoro, dell'Ogliastra e di Carbonia Iglesias
con la Federazione Speleologica Sarda
presentano il convegno


 


LE POTENZIALITA' DEGLI ACQUIFERI CARSICI
RICERCA ED ESPLORAZIONI AL SERVIZIO DEL TERRITORIO


SINISCOLA, 22 maggio 2010 ore 9:30
Sala Papa Giovanni XXIII



Programma

Saluti delle autorità

ore 10:00 Angelo Naseddu - Presidente della Federazione Speleologica Sarda.
Introduzione

ore 10:15 Paolo Forti - Docente di speleologia all'Università di Bologna
Speleologia e ricerca scientifica

ore 10:45 Mauro Chiesi - Past President della società speleologica italiana
il progetto Trias e le sorgenti di Poiano

ore 11:15 Franco Cucci - Docente di geologia applicata all'Università di trieste
Le acque del Carso Classico

ore 11:45 Francesco Murgia - geologo Provincia di Nuoro
Le ricerche idriche sull'acquifero del Monte Albo

Dibattito e conclusioni

martedì 18 maggio 2010

Pulizia della grotta di Gana 'e gortoe con la Federazione speleologicasarda














Domenica 16 maggio.




Gana 'e gortoe

17 maggio 2010

Con gli speleologi della Federazione Speleologica sarda abbiamo portato in grotta gli alunni della 5° elementare di Siniscola.

Sergio tiene la lezione all'esterno della grotta














                                                                                                              l'ingresso in grotta














                                                                                       lezione su come si attraversa un sifone...


mercoledì 12 maggio 2010

I forni di calce nel territorio di Siniscola


Monte Albo: Utilizzo nel tempo delle risorse ambientali.

I forni di calce
Sos urros ’e carchina




PREMESSA



Il Comune di Siniscola si trova nella costa orientale sarda, oltre che da delle bellissime spiagge è caratterizzato dalla presenza del Monte Albo, una notevole dominante ambientale che nel corso dei tempi ha influenzato in modo considerevole la storia, l’economia e lo sviluppo sociale delle popolazioni circostanti.
Alle sue caratteristiche geologiche si lega indissolubilmente una tra le principali risorse del territorio, rappresentata dalla roccia calcarea, che nel passato ha determinato la nascita di attività come quella dei carchinajos, i cavatori di calce.
Gli antichi forni di calce, che si incontrano numerosi alle falde della montagna, testimoniano le buone pratiche adottate dai nostri antenati in passato e l’uso sostenibile delle risorse ambientali a propria disposizione. Ancora oggi l’attività di cava costituisce una delle più importanti fonti economiche dell’area del Monte Albo.
Da questo forte legame ha preso spunto il nostro progetto, in cui si è analizzato il rapporto tra uomo, natura e ambiente, al fine di stimolare una riflessione sugli stili di vita “arcaici”, traendone insegnamento per uno sviluppo più sostenibile, in cui si fondano antico e moderno. Il progetto è stato finanziato dalla Regione Sardegna e dalla Provincia di Nuoro, attraverso il bando per il cofinanziamento di azioni di educazione all’ambiente e alla sostenibilità. Per la realizzazione di questo lavoro è stata fondamentale la memoria storica dei fratelli Salvatorangelo (noto Toranzelu) e Francesco Bellu, e di Pietro Soro, che hanno lavorato nei forni di calce e sono i testimoni diretti di questa parte del nostro passato. Per il censimento e rilevamento dei forni sul territorio invece è stato d’aiuto Luigi Mulargia.


IL TERRITORIO DEL MONTE ALBO



Il massiccio calcareo del Monte Albo si innalza in prossimità della costa nord-orientale della Sardegna. Dal punto di vista amministrativo è compreso nei territori comunali di Siniscola, Lula, Lodè, Irgoli, Loculi e Galtellì. Considerato un biotopo di rilevante interesse botanico e faunistico, il Monte Albo è stato individuato come Sito di Interesse Comunitario (SIC), estendendosi all’interno di questo per circa 8.832 ettari lungo la direttrice NE-SO, con una linea di cresta lunga oltre 13 km. Le cime più elevate sono Punta Catirina e Punta Turuddò (entrambe 1127 m), mentre a nord-est la più alta è Punta Cupetti (1029 m), che domina la cittadina di Siniscola.
Il paesaggio è caratterizzato dai tipici fenomeni carsici, con un’erosione superficiale che origina falesie, forre, burroni e strapiombi. A rendere assai suggestivo lo scenario contribuiscono campi solcati, doline, voragini e numerose grotte di varie dimensioni e sviluppo.
La ricca flora del Monte Albo è caratterizzata da lembi di foreste primarie di lecci, accanto alle quali convivono numerosi endemismi. Il leccio (Quercus ilex) è la specie forestale più importante e fino a un recente passato le leccete ricoprivano buona parte delle superficie del rilievo montuoso. Tra le specie più diffuse si segnalano il ginepro, l’erica, il corbezzolo e, nelle zone più elevate, l’acero minore.
Di grande interesse è anche la fauna che popola la montagna, comprendente il muflone, la martora, la volpe, il cinghiale, il porcospino, la lepre e la donnola. Sulla cresta, tra le rocce, nidificano grandi rapaci come l’aquila reale e l’astore. Una menzione particolare merita il geotritone del Monte Albo (Speleomantes flavus), un piccolo anfibio che vive all’interno delle grotte, endemismo esclusivo del massiccio calcareo.


L’UTILIZZO DELLA RISORSA ROCCIA NEL TEMPO



Nel territorio di Siniscola, fin dai primi decenni del Novecento, si produceva la calce. Questa attività era favorita dalla presenza della materia prima di cui è costituito il massiccio calcareo del Monte Albo. Testimonianza ne sono i numerosi forni di calce distribuiti sul territorio. Prima della comparsa dei moderni macchinari la lavorazione della calce era completamente manuale e molto faticosa. Nel corso degli anni l’utilizzo della risorsa roccia presente nel territorio ha coinvolto diverse attività.


Cronistoria di alcune delle realtà più significative del territorio

Primi anni Cinquanta: lungo l’orientale sarda nasce la Sardocalce, dove si producevano diversi tipi di calce e di granulati per il mercato locale.

1965: nasce l’Aurora-Marmi e Graniti S.p.A. per la lavorazione dei marmi estratti da una cava adiacente allo stabilimento, in regione Oreo. Non è più in attività.

1974: inizia la produzione del cemento da parte della Ce.Nu., Cementerie Nuoresi S.p.A., creata da un gruppo d’imprenditori sardi. Lo stabilimento fu completato nel 1977, anno nel quale venne anche avviata la produzione. In seguito, con l’esigenza di nuovi apporti finanziari, fecero il loro ingresso nuovi soci: l’Unicem di Torino e la Cementeria di Merone (Como), alle quali nel 1979 passò completamente la proprietà, in seguito acquistata nel 1987 dalla sola Unicem. Nel 1987 la Ce.Nu. fu quindi incorporata nella Unimorando S.p.A., che assieme ad altre unità produttive è confluita nella Cementerie del Centro-Nord, con sede a Casale Monferrato.


I FORNI DI CALCE: LOCALIZZAZIONE E SCELTA DEI SITI



La scelta del luogo dove erigere i forni di calce era molto importante e richiedeva uno studio preliminare dettagliato nel quale si analizzavano diversi aspetti, come l’abbondanza nelle immediate vicinanze di materia prima di buona qualità da estrarre, la possibilità di reperire enormi quantità di legna necessarie per alimentare il fuoco di cottura del materiale lapideo e, infine, la presenza di un versante o una parete per incassare almeno parzialmente il forno al fine di evitare crolli e dispersione di calore.
Nel territorio di Siniscola, allo stato attuale delle conoscenze sono stati censiti 23 forni, distribuiti dalla zona di Oreo, al confine con il comune di Posada, fino a Sa Conca ’e Locoli, ai piedi del Monte Albo. Alcuni di questi si trovano in ottimo stato di conservazione, sebbene da tempo abbandonati, di molti altri non ne restano ormai che rare tracce.


STRUTTURA DEI FORNI E TECNICHE DI COSTRUZIONE



I forni per la cottura della calce avevano una forma tronco-conica e una struttura imponente con capienza media di 800-1000 quintali di calcare. Infatti, spesso avevano un’altezza che raggiungeva i 5-7 m, un diametro di 5-6 m e un’ampia apertura d’ingresso, alta fino a 2 m. Il forno era più largo alla base, mentre si restringeva leggermente nella parte superiore, che rimaneva aperta.
La struttura del forno era costruita a strati di diversi tipi di roccia. La parte interna era rivestita di roccia scistosa, più resistente alle alte temperature (300-400°C), mentre quella esterna era realizzata con l’utilizzo della roccia calcarea e gli interstizi venivano sigillati con l’argilla. All’interno, la parte centrale dove si accendeva il fuoco era chiamata sa lapia.


SELEZIONE DEL CALCARE E ALTRE OPERAZIONI PRELIMINARI



I lavori consistevano inizialmente nella scelta del costone da far franare e, conseguentemente, in base alle fratture che presentava la roccia e alla sua posizione, nella sistemazione delle mine. I blocchi calcarei scelti erano chiamati “trovanti” e avevano delle dimensioni che variavano dai 3 ai 10 m3. Fino agli anni 1965-68 i fori per inserire la dinamite nei “trovanti” erano fatti a mano dai carchinajos con mazze e ferri. Dopo lo scoppio il costone franava nel piazzale sottostante, dove si praticavano le operazioni di spacco, che avvenivano manualmente con la mazza o tramite ulteriori esplosioni effettuate con la “polvere nera”.
Un’altra operazione preliminare all’accensione era la raccolta di una grossa quantità di legna da ardere, della quale si utilizzava quella più diffusa e presente nei dintorni del sito: cisto, lentisco e corbezzolo.


OPERAZIONI DI CARICAMENTO E COTTURA DEL CALCARE



Terminate le operazioni preliminari gli operai provvedevano a caricare il forno divisi in due squadre. Una si occupava del trasporto e della sistemazione manuale della roccia, mentre l’altra squadra si occupava della legna per alimentare costantemente il fuoco. Nella parte centrale, vicino alla fiamma, erano posti i blocchi più grandi, mentre man mano che ci si allontanava si sceglievano via via i pezzi più piccoli.
Conclusa la fase di riempimento si procedeva all’accensione del fuoco nel fornello appositamente predisposto.
A ridosso del forno era allestito un piccolo ambiente utilizzato dagli operai come riparo sia nei mesi estivi che invernali.
Il lavoro e la fatica sostenuta dagli operai erano immani; infatti, per portare a compimento il processo di cottura di un solo forno, era indispensabile la manodopera di almeno 8-10 persone, con turni di due alla volta per un intero mese, sia di giorno sia di notte. Questo non accadeva sempre: in molti casi il lavoro era svolto da squadre ridotte che si alternavano nel duro lavoro.
La cottura della calce poteva durare dai 15 ai 40 giorni, a seconda delle condizioni climatiche. Per alimentare il forno per una durata di 30 giorni servivano in media dalle 30.000 alle 40.000 fascine di legna. Con il bel tempo per completare la cottura di 1000-1100 quintali di calcare si impiegavano 28 giorni, mentre in sfavorevoli condizioni metereologiche essa veniva prolungata fino a 35-40 gg..
Quando la roccia assumeva una colorazione dorata, significava che la cottura era terminata. La resa finale corrispondeva a circa l’80% di tutto il carico, infatti la parte interna dei blocchi, il “cuore”, non raggiungeva la temperatura di cottura.
Una volta terminata la cottura, la calce veniva estratta con le vanghe dal forno. La vendita del prodotto finito avveniva nei pressi del sito, dove i privati si recavano per acquistarla, o nei paesi limitrofi trasportata con i carri.
Per poterla conservare meglio, una volta che veniva idratata, questa veniva posta all’interno di buche nel terreno e ricoperta con uno strato di sabbia.


PROPOSTE PER LA VALORIZZAZIONE, TUTELA E RECUPERO DEI FORNI DI CALCE



Le antiche fornaci, piccoli gioielli d’archeologia industriale, sono uno strumento importante per capire e studiare il passato più recente della nostra attuale civiltà industriale. I forni di calce (sos urros ’e carchina nel dialetto locale) rappresentano una singolare testimonianza e come tali si rende necessaria la loro conservazione perché parte integrante della cultura e delle tradizioni della nostra terra.
Sarebbe importante valorizzarli e creare degli itinerari turistici escursionistici, con percorsi d’archeologia industriale e naturalistici. Infatti, la maggior parte sono immersi in aree di notevole pregio naturalistico molto interessanti per i tipi di fauna e flora che vi si ritrovano.

Nuovi finanziamenti con il Piano di Sviluppo Rurale

Misura 214: domande di aiuto per la gestione sostenibile dei terreni agricoli

L’Assessorato dell’agricoltura e riforma agro-pastorale ricorda che è possibile presentare le domande di aiuto/pagamento per la Misura 214- Pagamenti Agroambientali del Psr.



La Misura 214 attraverso le singole Azioni persegue l’obiettivo di favorire un utilizzo e una gestione sostenibile dei terreni agricoli, promuovendo la salvaguardia della risorsa acqua, la tutela del suolo, la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità, del paesaggio agrario e il miglioramento della qualità dell’aria.

Possono essere presentate le seguenti domande di aiuto:
- per nuovi impegni a partire dal 2010 per il periodo di impegno 2010-2015
azione 1. agricoltura biologica; azione 2. difesa del suolo; azione 4. intervento 2. razze minacciate di abbandono; azione 6. produzione integrata; azione 7. tutela dell’habitat della gallina prataiola.
- per conferma/adeguamento impegni assunti per il periodo di impegno 2008-2013
azione 1. agricoltura biologica; azione 2. difesa del suolo; azione 4. intervento 2. razze minacciate di abbandono.

Queste le scadenze:
17 maggio 2010 per le Azioni: 1. Agricoltura biologica, 2. Difesa del suolo, 6. Produzione integrata e 7. Tutela habitat Gallina prataiola;
9 giugno 2010 per l’Azione 4.2 Razze minacciate di abbandono.

L’Assessorato informa, inoltre che è stato pubblicato un documento con la variazione del periodo di impegno e la rettifica dell’ allegato C azione 6 relativo all’elenco delle colture e raggruppamenti colturali a premio.

Per la compilazione delle domande è necessario rivolgersi ai Centri autorizzati di assistenza agricola (Caa).

Eventuali informazioni potranno essere richieste presso l’Ufficio relazioni con il pubblico dell’ARGEA Sardegna al n° 070/60262022.

venerdì 7 maggio 2010

Fattoria didattica e sociale Sa Ontonera - Fonni

Visita alla Fattoria didattica Sa Ontonera a Fonni e gemellaggio con il CEAS Gennargentu di Fonni.

Con gli alunni della 3°A delle scuole medie di Posada siamo arrivati in pullman verso le 10:00, lì ci hanno accolto Mariantonietta, Maddalena, Giovanni e Cristoforo.


Fattoria didattica SLa sede della Fattoria, nella strada provinciale n°69, vicino al passo Caravai.












Durante la visita Mariantonietta ci ha fatto da guida spiegandoci cosa produce l'azienda, tutto con criteri biologici, la storia del cane fonnese e il percorso didattico della biodiversità con tante specie di pere locali che sono state ricercate e valorizzate.

Fattoria didattica SPoi Giovanni ci ha spiegato e ci ha fatto vedere come si fà il formaggio.


Fattoria didattica SAlcuni dei ragazzi hanno voluto provare a farlo personalmente...








I tecnici di LAORE invece ci hanno mostrato come si fà un innesto, tecnica importante per salvaguardare tante specie della biodiversità che altrimenti potremmo perdere.

Fattoria didattica S












La giornata si è conclusa con un ottimo pranzo fatto con i prodotti dell'azienda.

domenica 2 maggio 2010

I forni di calce.

Il territorio dell'Alta Baronia è caratterizzato dalla presenza del Monte Albo, una notevole dominante ambientale che nel corso dei tempi ha influenzato in modo considerevole la storia, l'economia e lo sviluppo sociale delle popolazioni circostanti. Alle sue caratteristiche geologiche si lega indissolubilmente una tra le principali risorse del territorio, rappresentata dalla roccia calcarea, che nel passato ha determinato la nascita di attività come quella dei carchinajos, i cavatori di calce. Gli antichi forni di calce, che si incontrano numerosi alle falde della montagna, testimoniano le buone pratiche adottate dai nostri antenati in passato e l'uso sostenibile delle risorse ambientali a propria disposizione. Ancora oggi l'attività di cava costituisce una delle più importanti fonti economiche dell'area del Monte Albo. Da questo forte legame prende sunto il nostro progetto, che intende analizzare il rapporto tra uomo, natura e ambiente, al fine di stimolare una riflessione sugli stili di vita "arcaici", traendone insegnamento per uno sviluppo più sostenibile, in cui si fondano antico e moderno.

A presto i risultati della nostra ricerca.

Siniscola

Il territorio dell'Alta Baronia è caratterizzato dalla presenza del Monte Albo, una notevole dominante ambientale che nel corso dei tempi ha influenzato in modo considerevole la storia, l'economia e lo sviluppo sociale delle popolazioni circostanti. Alle sue caratteristiche geologiche si lega indissolubilmente una tra le principali risorse del territorio, rappresentata dalla roccia calcarea, che nel passato ha determinato la nascita di attività come quella dei carchinajos, i cavatori di calce. Gli antichi forni di calce, che si incontrano numerosi alle falde della montagna, testimoniano le buone pratiche adottate dai nostri antenati in passato e l'uso sostenibile delle risorse ambientali a propria disposizione. Ancora oggi l'attività di cava costituisce una delle più importanti fonti economiche dell'area del Monte Albo. Da questo forte legame prende sunto il nostro progetto, che intende analizzare il rapporto tra uomo, natura e ambiente, al fine di stimolare una riflessione sugli stili di vita "arcaici", traendone insegnamento per uno sviluppo più sostenibile, in cui si fondano antico e moderno.

A presto i risultati della nostra ricerca.

domenica 25 aprile 2010

Escursioni sul territorio


Organizziamo tante escursioni sul territorio

Monte Albo
Capo Comino
Grotte

per chi vuole visitare l'interno della Sardegna, offriamo interessanti proposte

contattateci per maggiori informazioni

lea.hydromantes@tiscali.it


Su Cantaru – Chiesa della Madonna della Salute
Al sentiero si giunge attraverso la strada provinciale Siniscola Lodè Lula. Si percorre una vecchia carrareccia che si snoda all’interno di boschi di leccio e macchia mediterranea, tipica formazione vegetale che caratterizza la Sardegna e il bacino del mediterraneo. Al termine di questo primo tratto giungiamo nella chiesa campestre della Madonna della Salute che sorge in località Santu Pretu de Luittu, la chiesa era stata distrutta e abbandonata; soltanto grazie all’opera di un gruppo di volontari locali è stata ricostruita e consacrata il 21 giungo 1997. La festa solenne ricorre, ogni anno, la seconda domenica di settembre.Dallo spiazzo della chiesa si può ammirare il paesaggio circostante che comprende la cittadina di Siniscola, la piana, la costa e alle spalle il massiccio calcareo del Monte Albo.

Bosco Ususule
Uno dei rari lembi di lecceta primaria che in Sardegna non abbiano subito utilizzazioni forestali. Sono frequenti inoltre il corbezzolo (Arbutus unedo L.), la fillirea (Phillyrea latifoglia L.) ed il ginepro ossicedro (Juniperus oxycedrus L.), per lo più in forma arborea. Le specie erbacee sono scarse e nel periodo primaverile è il ciclamino quello più abbondante. All’interno del bosco si trova un’area pic-nic con tavolini e una fontana. Superato Ususule raggiungiamo la Fontana di Grassianu circondata da una pineta; proseguendo sul sentiero possiamo vedere un antico forno della calce, da qui la pineta viene sostituita dalle tipiche formazioni vegetali dell’area mediterranea.

Ulidone.
S’Ulidone dal sardo all’italiano viene tradotto come corbezzolo (Arbustus unedo) una delle piante tipiche della macchia mediterranea, caratterizzata da un frutto commestibile ovoidale di colore rosso arancio a maturità. Nell’area sono presenti degli esemplari giganti di questa pianta da qui il nome dato alla località. Oltre a questi il paesaggio è caratterizzato da garighe a Santolina corsica, macchia mediterranea, ginepri secolari e boschi di leccio. Inoltre sono presenti diverse fontane attrezzate con punti ristoro. Dall’area si accede ad uno dei sentieri che conducono a Punta Cupetti.

Punta Cupetti
Attraverso il sentiero ben tracciato detto S’Iscala de su Tassu, si giunge ai campi carsici di Punta Cupetti (1029 metri s.l.m.). Sulla cima si può osservare l’isola di Tavolara, il lago artificiale del fiume Posada, Monte Nurres, Posada, il mare di La Caletta e S. Lucia e naturalmente la cittadina di Siniscola. Sul pianoro è possibile ammirare gli antichi ovili e Su Pinnatu l’antica dimora dei pastori sardi.
Sui campi presenti sulla cima, un tempo venivano coltivati grano e orzo, oggi esistono soltanto garighe a Santolina corsica endemismo sardo-corso, caratterizzato da dei bassi pulvini che fioriscono a maggio giugno colorando di giallo la piana.
Sulle pareti calcaree si possono notare varie piante endemiche rupicole, tra cui: Hesperis laciniata All., Alyssum tavolarae Briq., Laserpitium gallicum L., Lactuca longidentata Moris, Brassica insularis Moris, Ptychotis sardoa ed inoltre, molto rara in Sardegna, Saxifraga lingulata subsp. australis. Nel versante orientale si rinvengono esemplari di notevoli dimensioni di Tasso (Taxus baccata L.), che vive preferibilmente in ambienti ombrosi e freschi.
Fra le varie specie animali troviamo: corvi imperiali con il becco e il piumaggio nero; l’aquila reale e il gracchio corallino, che nidifica sul Monte Albo e in particolare a Punta Cupetti; è una specie piuttosto socievole; con una colorazione del piumaggio nera con evidenti riflessi blu, le zampe e il becco sono rosse.
Dopo aver attraversato S’Ena ‘e Cupetti il sentiero discende verso la località denominata S’Adde da cui ha origine un rivolo che sprofonda rapidamente nel sottosuolo, da qui il nome di Riu Siccu (rio secco) che assume il profondo canalone che separa Punta Cupetti dalla restante parte del Monte Albo. Il canalone attraversato dal rio è una delle zone più ricca di acero minore (Acer monspessulanum L.) e orniello (Fraxinus ornus).

La linea di cresta del Monte Albo.
Le creste del Monte Albo sono caratterizzate da dei pianori carsici che si alternano lungo tutto il percorso. Il paesaggio è dominato dal bianco accecante del calcare con le tipiche formazioni erosive che lo rappresenta, intervallato dagli sprazzi di colore delle piante che crescono su questi altopiani come il rosso e il verde dell’euforbia. I pianori in sardo vengono chiamati Sa S’Enas e in passato venivano coltivati o usati per il pascolo di ovini e bovini, a testimonianza di ciò rimangono i resti degli antichi ovili. Oggi sono ricoperti da garighe prevalentemente a Santolina corsica ed elicriso e vengono pascolati da mufloni, cinghiali e altri animali allo stato brado. Gli alberi sono sporadici si incontrano esemplari isolati o in piccoli gruppi di peri selvatici, aceri, ginepri e lecci abbarbicati nelle rocce. 

martedì 13 aprile 2010

IL RISPARMIO ENERGETICO E DELLE RISORSE NELLE ABITAZIONI


Gran parte dell'energia mondiale prodotta viene utilizzata nelle nostre abitazioni. Il risparmio energetico nelle abitazioni si può ottenere modificando alcuni dei nostri comportamenti quotidiani, e realizzando case che per il loro riscaldamento o raffrescamento vadano a consumare una bassa quantità di energia nonchè utilizzando energie alternative e rinnovabili che non inquinano, perseguendo i seguenti obiettivi:



  1. Controllo del microclima.


  2. Risparmio energetico.


  3. Utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.


  4. Utilizzo di materiali sostenibili e riciclati.


  5. Corretto utilizzo dell'acqua.


L'evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile


A partire dagli anni '60 e '70 del secolo scorso, con la formazione delle prime associazioni ambientaliste, nasce il dibattito sul rapporto tra economia e ambiente, nella sempre più evidente necessità di preservare la qualità del patrimonio naturale e nella consapevolezza che, essendo le risorse del pianeta tendenzialmente esauribili, dovessero essere rivisti ed equilibrati i modelli di sviluppo. Alla fine degli anni '80 è stato definito il concetto di "sviluppo sostenibile".

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.

Viene proposto un modello di sviluppo compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse e capitale dell'umanità, che ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo è rappresentato da:



  • il raggiungimento di una migliore qualità della vita;


  • la diffusione di una prosperità crescente ed equa;


  • dal conseguimento di un livello ambientale non dannoso per l'uomo e per le altre specie viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle risorse.


La consapevolezza che qualcosa dovesse cambiare nel rapporto uomo-ambiente e che fosse necessario definire, anche a livello mondiale, una politica ambientale ha portato gli Stati a tipulare convenzioni e a predisporre strumenti volti a proteggere l'ambiente in ogni sua forma a livello globale. Nel 1992, nella famosa "Conferenza di Rio", gli scienziati indicano le prove di un "riscaldamento globale" del pianeta nel ritiro dei ghiacciai, nell'assotigliamento della calotta polare, nella diminuzione delle nevi perenni, nell'aumento delle precipitazioni e nell'incremento delle manifestazioni metereologiche più estreme.
Imputati principali del riscaldamento sono indicati nei gas ad effetto serra, dovuti all'impiego di combustibili fossili (petrolio, carbone...). Attraverso la stipula di Convenzioni (la più conosciuta è il Protocollo di Kyoto) è stato fissato l'obiettivo di stabilizzare la concentrazione in atmosfera dei gas serra, ad un livello tale da impedire pericolose conseguenze per il sistema climatico, attraverso la riduzione dei consumi (gli sprechi!) di energia e di risorse in generale e incentivando l'uso di fonti energetiche rinnovabili e alternative.

venerdì 8 gennaio 2010

Di cosa si occupa la LEA Hydromantes


La L.E.A. Hydromantes è stata costituita nel 2007 da Manuela Mulargia, Giovanni Mele e Maria Luisa Mason. La società gestisce il Laboratorio di Educazione Ambientale di Santa Lucia, che fa parte del nodo provinciale della rete INFEA (Informazione, Formazione, Educazione Ambientale) e viene gestito in partenariato con la Provincia di Nuoro e il Comune di Siniscola. 

Fra le varie attività viene data molta importanza alla diffusione di tematiche ambientali e allo sviluppo di un turismo eco-sostenibile.



Il LEA è ubicato nella borgata marina di Santa Lucia di Siniscola. La struttura possiede 3 ampi locali adibiti ad ufficio, laboratorio, biblioteca, sala proiezione e servizi. All’esterno è presente uno spazioso cortile. La struttura si trova ai margini di una pineta.

Come precedentemente detto il LEA è ubicato in territorio di Siniscola (Provincia di Nuoro). Nel territorio comunale sono presenti due SIC di notevole interesse; il SIC Berchida Bidderosa che interessa il sistema dunale di Capo Comino in cui il centro ha in corso un progetto per la realizzazione di un percorso naturalistico; è il SIC Monte Albo considerato un biotopo di interesse dalla Società Botanica Italiana, ma da segnalare vi è anche la presenza di notevoli cavità carsiche e risorgive. 



Il LEA fra le varie attività si occupa di:


  • Educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado.

  • Organizzazione di escursione nelle dune di Capo Comino e nel Monte Albo.

  • Progettazione e creazione di itinerari ambientali.

  • Ricerca.

  • Promozione del territorio.